A te e ai tuoi cari

Articolo pubblicato su “Living is Life” del dicembre 2011 

“Il mezzo è il messaggio”
Herbert Marshall McLuhan

Non è la stessa cosa. Non c’è gara, tra un biglietto di auguri di Natale scritto a mano e un freddo sms, magari spedito in batteria a una lunga lista di persone. Eppure, quel biglietto scritto con la propria grafia e inviato nei giorni precedenti la festività, aveva un significato importante: si pensava che, se qualcuno prende in mano una penna per te e perde tempo per augurarti di trascorrere bene una ricorrenza, evidentemente per quella persona contiamo qualcosa.
La tecnologia, che ogni giorno ci aiuta a sbrigare meglio e più rapidamente ciò che dobbiamo fare nel lavoro e nella vita privata, in questo caso ha ucciso la poesia. Gli attuali sistemi di comunicazione ci consentono di inviare i nostri auguri, in pochi minuti e spendendo pochissimo, a una quantità di persone che prima era impossibile ipotizzare, se non trascorrendo giorni e giorni a scrivere quei biglietti affollati di Babbi Natale. I cartoncini rendevano assai di più il clima di festa, rispetto agli auguri elettronici che utilizziamo ora, anche se nessuno direbbe che le email o gli sms siano mezzi di comunicazione di bassa qualità. Al contrario: velocità di recapito, precisione e certezza di raggiungere il destinatario sono caratteristiche di qualità di questi mezzi di comunicazione.
Eppure ci sarà pure un motivo se tanti – almeno per quanta riguarda gli auguri natalizi – rimpiangono quei cartoncini colorati in modo festoso. Il sociologo canadese Marshall McLuhan sosteneva che, in una società, la struttura mentale delle persone e la cultura siano influenzate dal tipo di tecnologia di cui quella società dispone. Con la sua celebre frase “Il medium è il messaggio”, sintetizzava la tesi secondo la quale il mezzo di comunicazione scelto produce effetti sul destinatario del messaggio, e che questo risultato sia indipendente dal contenuto della comunicazione stessa. Dunque, secondo il sociologo, il vero messaggio che ogni mezzo trasmette è la natura del mezzo con cui è stato inviato.
In un’epoca in cui le nostre esistenze sono vissute sempre più “di corsa” – spesso senza sapere dove pressappoco si stia andando e, soprattutto, perché ci stiamo andando tanto di fretta – inviare biglietti di auguri scritti a mano è ancor più faticoso. Il lavoro è improbo: dopo aver compilato l’elenco dei destinatari, ci si deve procurare gli indirizzi, poi è necessario acquistare i biglietti, scrivere un messaggio personalizzato per ciascuna persona in lista e spedire con anticipo sufficiente affinché il biglietto giunga a destinazione prima di Natale. Però, chi riceve il biglietto questo lo sa: ecco perché, indipendentemente da cosa è scritto sul cartoncino, si sente tenuto in considerazione.
È ben altra cosa, invece, essere coinvolti nel vortice di sms che girano nei giorni di festa, a volte con agghiaccianti messaggi che speravano, invano, di essere spiritosi. Anche i messaggi “urbis et orbis” postati su Facebook non è che proprio facciano commuovere. Un sms, al massimo, può andar bene per persone che si vedono spesso, per ribadire l’augurio già fatto personalmente.
Scrivere a mano i biglietti d’auguri non significa rinnegare la tecnologia, però dimostra che l’offerta di mezzi di comunicazione vari e potenti non deve impedirci di capire che queste possibilità di comunicare sono un’opportunità, non una procedura alla quale affidarsi sempre e comunque. È sbagliato diventarne schiavi e dunque perdere, per superficialità e pigrizia mentale, una parte della nostra umanità. Il fatto che gran parte della società si muova in massa verso quella direzione, diventa un’opportunità per distinguersi positivamente, per essere migliori e più apprezzati rispetto a chi si limita a seguire la tendenza.
La tecnologia cambia, cresce e moltiplica l’offerta. Il nostro cervello si adatta a questi mutamenti, ma non con la stessa velocità. Ecco perché, davanti al moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione che ci consentono di contattare chiunque, dovunque e subito, un sano atteggiamento critico verso il corretto utilizzo della comunicazione tecnologica è una strada obbligata, vincente nella vita personale e professionale. Ci salveremo finché saremo noi a utilizzare le tecnologie per attuare ciò che riteniamo giusto fare, senza metterci al servizio di ciò che è nato per servirci. Anche perché le possibilità di comunicazione aumenteranno all’infinito, ma la nostra capacità di attenzione è destinata a scendere sempre più.

Articolo pubblicato su “Living is Life” del dicembre 2011